La nostra Recensione di Mercoledì, Serie TV Netflix: l'ennesimo Capolavoro firmato Tim Burton

La nostra Recensione di Mercoledì, Serie TV Netflix: l'ennesimo Capolavoro firmato Tim Burton

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Presa coscienza - ahimè - che nel nostro illustre e antico paese, per fortuna o per sfortuna (a seconda dei casi), è usanza tradurre quasi tutto in italiano, nel corso di questo editoriale non si parlerà di Wednesday bensì di Mercoledì, e non ci si riferirà a Thing ma a Mano.

Mercoledì - la nuova serie televisiva firmata Tim Burton - è disponibile in otto episodi su Netflix dal 23 novembre. La prima stagione dello show è stata creata da Alfred Gough e Miles Millar ed è basata sulla contaminata, più che nota e originalissima famiglia Addams, i cui personaggi presero vita poco alla volta dalle vignette che Charles Addams pubblicò dal 1938 sul The New Yorker.

Capirete bene che, se nel caso di 1899 si è parlato di alte aspettative per via del precedente prodotto dei creatori (Dark) e nel caso di The Crown si è gridato al lavoro ardito per via della rappresentazione di delicati fatti realmente accaduti, semplicemente nell’atto di accostare Tim Burton agli Addams è possibile scatenare nell’immediato due imponenti stati d’animo: incanto e terrore. Incanto perché quando Burton tocca qualcosa raramente sbaglia e terrore perché la cosa in questione è uno dei soggetti più accattivanti, ai tempi dell’ideazione sovversivi e, in generale, cult della storia del cinema.

Prima di lui, la famiglia Addams è stata maneggiata e preda degli esperimenti degli ABC Studios, della Hanna-Barbera Productions Inc., di Barry Sonnenfeld e di molti altri.

Stavolta il punto focale è su Mercoledì, la figlia maggiore di Gomez e Morticia; nella tradizione, Mercoledì è una ragazzina che sembra non crescere mai, vestita sempre di nero, con la pelle candida (quasi un po’ troppo) e lunghe trecce corvine. Mercoledì ama torturare suo fratello Pugsley e possiede l’approccio lugubre, sarcastico e sprezzante che contraddistingue nel mondo circostante i suoi parenti.

Mercoledì è interpretata da Jenna Ortega, un’attrice statunitense con origini messicane di appena vent’anni che ha vestito il suo primo ruolo nell’età dell’infanzia e che più volte si è trovata a lavorare in produzioni horror, particolare che di recente l’ha portata a rivelare ad Ariana Romero di Netflix Tudum: “non so cosa ci sia nella mia faccia ma le persone vogliono sempre gettarci del sangue”.

Oltre a regalare agli spettatori un approfondimento più che coerente di una figura di cui si è sempre saputo il minimo indispensabile e a cui non è mai stata dedicata un’operazione monografica, con questo prodotto, creatori, regista, addetti ai lavori e prima attrice plasmano un carattere che gioca in un campionato molto diverso rispetto a quasi tutti i ruoli di spicco messi in scena da giovani adulti nel palinsesto seriale contemporaneo.

Ortega traporta sul piccolo schermo una bizzarra adolescente dalla mimica facciale scattosa, inquietante e impeccabile tipicamente burtiana (pensiamo a Edward Mani di Forbice), con un corpo e una gestualità armonica e adatta al registro scelto, il ritmo di uno spartano in marcia e un controllo del proprio timbro che unito al sarcasmo Addams non può che lasciare il posto a risate e stupore.

Grazie alla relazione con il prossimo, alla scoperta delle sue origini, all’attaccamento ad una causa e alla messa in discussione delle sue convinzioni, il personaggio di Mercoledì compie un viaggio strepitoso lungo gli otto episodi dello show, il tutto reso estremamente visibile da uno degli strumenti fondamentali dell’attore: gli occhi: se nel primo episodio Ortega lancia alla macchina da presa delle espressioni paragonabili a quelle di Mariangela Melato in Rebecca, la prima moglie, nell’ultimo viene fuori lo sguardo di una giovane donna sensibile, un aggettivo con cui mai e poi mai si avrebbe pensato di apostrofare Mercoledì Addams.

Tutt'intorno, Tim Burton crea uno dei suoi piccoli magici mondi. Non vediamo Casa Addams ma la cittadina di Jericho e, soprattutto, la Nevermore Academy, dove trovano rifugio dalla cosiddetta vita reale, tutti i reietti (gorgoni, sirene, lupi mannari, vampiri ed altri) tra cui, per l’appunto, Mercoledì.

Trascinata di forza alla Nevermore da Gomez (Luis Guzmán) e Morticia (Catherine Zeta-Jones), che lasceranno lì Mano a tenerla d’occhio, l’adolescente (che sarebbe un eufemismo definire ribelle) intesse relazioni di tutti i tipi e con personaggi di tutte l’età a partire dalla sua compagna di stanza, Enid (Emma Myers), al barista di un cafè, Tyler (Hunter Doohan), alla preside Weems (Gwendoline Christie), allo sceriffo di Jericho (Jamie McShane). Trovandosi invischiata in un mistero e pensando inizialmente che quest’ultimo potrebbe aiutarla nella stesura del suo nuovo romanzo, Mercoledì investiga, intrufola il naso, si reca laddove si consumano le tragedie, sfidando i luoghi comuni di noir e gialli a suon di battutine.

Il filo narrativo dello show è coinvolgente, originale e strutturalmente ideale. Inoltre, la dose di macabro è perfetta per tutti i gusti e per ciascun’età. Ad uno sguardo complessivo, ogni dettaglio ha ragione d’esistere per diventare parte di un puzzle più grande. 
Alcune scene poi, come quella in cui Mercoledì suona al violoncello Paint It Black del Rolling Stones sul tetto dell’accademia o il frame in cui danza sulle note di Goo Goo Muck dei The Cramps (momento che strizza entrambi gli occhi a Beetlejuice) sono destinate a diventare virali.

Ancora una volta, Tim Burton viene fuori non solo come un regista talentuoso, che riesce a trasportare in posti fantastici e bizzarri le più belle relazioni amorose e amicali (il rapporto tra Mano e Mercoledì è uno dei più divertenti e commoventi di sempre), ma come un regista intelligente e avanguardista che a sessantaquattro anni già compiuti, guardandosi molto attorno e toccando le corde giuste, dà luce a prodotti brillanti, al passo coi tempi e, ciononostante, pregni di significato, capaci di sbaragliare in un sol colpo la concorrenza.

Si potrebbero dire un milione di cose per avvalorare la tesi che Mercoledì è l’ennesimo capolavoro di Tim Burton ma basterà citarne qualcuna: una prima attrice da standing ovation, una trama accattivante, una fotografia capace di incollare il pubblico allo schermo, una playlist d’esperienza.

madforseries.it

5,0
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