Game of Thrones 8x06: la Recensione dell'Episodio Finale della Serie

Game of Thrones 8x06: la Recensione dell'Episodio Finale della Serie

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Attenzione: questo articolo contiene spoiler

Per l’ultima volta, l’ultima notte, ci ritroviamo a commentare e recensire Game of Thrones.
L’ultima recensione dell’ultima puntata dell’ultima stagione della serie delle serie, quella che ha cambiato il nostro modo di vedere le serie tv, e di conseguenza, anche il modo stesso di pensarle, produrle e realizzarle. Game of Thrones - lo abbiamo detto e ridetto - non è un semplice show, ma un fenomeno mediatico, argomento di conversazione anche tra i pochi che non hanno mai visto una sola puntata, persone che, pur di non sentirsi totalmente esclusi durante pause pranzo, colazioni o cene, tentavano di tenersi al passo, senza sapere ciò che si stavano perdendo. Ma il mondo delle serie tv è cambiato anche per loro, anche se non sanno esattamente come. 

Il finale della serie, così come tutta l’ottava stagione, non sarà affatto esente da critiche: pur avendo molteplici aspetti deludenti, tuttavia, ha generato emozioni difficilmente replicabili da qualunque altro show televisivo o cinematografico. 

Avremo modo di approfondire tutto ciò nel corso di una recensione dell’intera stagione che verrà pubblicata su Mad for Series nel corso dei prossimi giorni. Per adesso, limitiamoci a commentare gli eventi dell’episodio 8x06, descrivendo il destino che è stato riservato ai protagonisti della serie.

Lunga vita a Re Bran

Chi meglio di Bran lo Spezzato per governare su un regno distrutto e da una capitale distrutta. Se non altro, per lui non sarà un problema il fatto che il trono non esiste più.

Non sapremo mai con certezza quanto di ciò che è accaduto sia stato previsto da Bran, ma le parole di Tyrion hanno convinto anche i più scettici: è lui il più adatto e il più meritevole a diventare Re, il primo del suo nome, il primo re scelto per elezione e non per diritto di nascita.

Game of Thrones 8x06: la Recensione dell\'Episodio Finale della Serie

Nel discorso del Lannister ritroviamo un' importante lezione di storytelling: serviva un re che unificasse e mettesse tutti d’accordo, un re che potesse riportare la pace a Westeros con la potenza poetica della sua storia: una storia  che è iniziata con una caduta, e termina con il raggiungimento della vetta più alta. Una storia che è la storia di Game of Thrones.

È stata una scelta apprezzabile quella di non far vedere l'incoronazione di Bran: Approdo del Re è distrutta, una celebrazione è l'ultima cosa di cui aveva bisogno. 

The Queen in The North

In pochi avranno da ridire sul finale scelto per Sansa: non le importava che il re fosse suo fratello, lei non si è inginocchiata e, come è giusto che sia, il Nord non è più parte dei 7 regni. L’orgoglio con cui ha rivendicato l’indipendenza di Grande Inverno è figlio di tutte le angherie e i soprusi subiti da Sansa, che l’hanno resa ciò che è ora: una regina giusta e consapevole. La sua è forse più di ogni altra una storia di riscatto: ciò che ha sempre desiderato era essere una Lady, la moglie di un signore, magari di un re: stare al fianco di un sovrano, accudirlo, dargli degli eredi. Non immaginava neanche che potesse essere possibile che una donna potesse avere il potere, e invece la vediamo orgogliosamente incoronata e acclamata Regina del Nord.

La guardia è ricominciata

Il personaggio di Jon Snow è stato deludente (per non dire inutile) durante tutta l’ottava stagione. Era pertanto scontato che avrebbe avuto un ruolo essenziale nel corso dell’ultimo episodio, nel quale è stato protagonista di alcune tra le scene più toccanti di tutta la serie. I suoi dialoghi con Tyrion ci portano alla mente la prima stagione, quando il folletto andò a visitare il Castello Nero. Da un lato, un saggio che beve e sa le cose e, dall’altro un ragazzo dal cuore puro ma che si strugge nei suoi mille dubbi.
 Il dilemma che lo affligge è quasi Shakespeariano: è tremendamente difficile per Jon mettere da parte la propria lealtà - e i propri sentimenti - nei confronti di Daenerys. Uccide la sua regina con un bacio appassionato, in una scena che sarà difficile da dimenticare. E per quanto sia stato risparmiato dall’ira e dal fuoco di Drogon, nonchè dalle lance degli Immacolati, lo stesso non potrà dirsi dei suoi sensi di colpa, che lo tormenteranno per certo negli anni a venire.

Gli autori hanno scelto per lui una trama perfettamente circolare, con il suo ritorno tra i Guardiani della Notte.  Il compito della barriera però è ora completamente diverso, perché aldilà non ci sono più pericoli: il Re della Notte è stato sconfitto e i bruti sono ora amici.
Jon Snow è sempre stato tormentato: cresciuto come un bastardo, si è sempre sentito inadeguato, diverso, ovunque si trovasse. Tranne che al nord, nel vero nord. 

Per questo mi sono sorpresa a riconoscere un senso giusto e condivisibile nel finale che ha avuto, e, certamente, la scena con Spettro mi ha aiutato molto ad accettare questa scelta. 

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Delle sue origini come Targaryen non è stata fatta alcuna menzione. Non è sicuramente stata una dimenticanza: la sua storia ricorda molto quella dell'indimenticabile Maestro Aemon, a cui non a caso viene fatto un breve riferimento.
Sembrerebbe che Jon ripercorrerà lo stesso destino, celando la sua vera discendenza sotto il mantello nero.

The Mad Queen

Io non ci ho voluto credere fino all’ultimo: ho sperato in un plot twist finale nel quale si scopriva che Daenerys fosse vittima di chissà quale sortilegio. E invece no: la sua brama di potere non conosceva più limiti né confini e quindi andava fermata

I fan si dividono tra chi ha sempre saputo che ciò sarebbe accaduto, e chi invece nell’ultima stagione non ha riconosciuto affatto la amata Khaleesi, madre dei draghi e distruttrice di catene. 

Sebbene io sia una fiera componente di quest’ultima categoria, non si può non ammettere che il finale che le è stato dedicato è stato epico: un tributo alla grandezza del suo personaggio. 

Game of Thrones 8x06: la Recensione dell\'Episodio Finale della Serie

Solo lo scenario in cui si è ambientato era da oscar, con il  trono di spade che, ricoperto dalla cenere, sovrastava le macerie della fortezza rossa ormai distrutta. Le urla di dolore di Drogon erano struggenti. Il drago sembrava sapere meglio di tutti chi è il vero colpevole della morte di sua madre: non è Jon, che a sorpresa infatti non viene minimamente sfiorato dalle fiamme, ma è il trono, quel trono per cui sono state spezzate tante vite, per cui è stata rasa al suolo l’intera capitale. Daenerys non ha desiderato altro praticamente per tutta la vita, ma non riesce a sedervisi neanche per un istante. 

Le migliaia di spade si sciolgono sotto il calore sprigionato dal getto di fuoco di Drogon, e di quel tanto agognato trono non rimane che del metallo fuso e rovente che cola sulle macerie. In una prospettiva più ampia, si potrebbe dire che l’obiettivo più grande di Daenerys - spezzare la ruota - è stato raggiunto, e distruggere il trono era l’unico modo per farlo.

Una donna è Cristoforo Colombo

Tra tutti i finali possibili, quello scelto per Arya è il più assurdo. È vero, è sempre stata una ribelle, non è mai riuscita ad accettare le convenzioni e il mondo per come è stato concepito le è sempre stato stretto. Ma adesso il mondo è tutto da ricostruire, e le regole sono tutte da riscrivere. Per cui ci sarebbero potuti essere decine di destini migliori di questo per lei. Incredibile che abbia ucciso il Re della Notte salvando le penne a tutti per andare a fare Dora l’esploratrice. 

La mano del Re

Pensavamo che il destino di Tyrion fosse segnato, e invece riesce a sopravvivere anche questa volta. Come per Sansa, anche in questo caso le scene che lo vedono protagonista troveranno molti consensi tra i fan: a cominciare dall’inizio dell’episodio, in cui il folletto ripercorre il percorso fatto dai fratelli, Cersei e Jaime ritrovando i loro corpi stretti in un abbraccio e sepolti dalle rovine. 

È sempre lui che suggerisce l’unica soluzione per uscire dalla impasse nella quale si trovano i potenti di Westeros e così, non solo si salva dalla condanna che Verme Grigio non vedeva l’ora di eseguire, ma ritorna a sedere nel posto che più gli si confà sin dall’inizio della serie: sulla sedia del Primo Cavaliere del re. Il concilio ristretto di cui è capo è alquanto singolare, oseremmo dire ma, di certo, con i battibecchi tra Bronn di Alto Giardino e Ser Davos, le idee rivoluzionarie di Sam e il profondo senso del dovere di Brienne, Tyrion non avrà modo di annoiarsi.

Game of Thrones 8x06: la Recensione dell\'Episodio Finale della Serie

Commenti finali 

Giunti alle conclusioni, tiriamo le somme di un episodio che sicuramente ha la dignità di un finale di serie. 

Le trame hanno tutte trovato il loro compimento, più o meno sensato e più o meno condivisibile. 

Ciò che forse ci è più mancato sono stati i colpi di scena a cui Game of Thrones ci aveva abituato negli anni. Come quella dell’intera ottava stagione, anche la trama di questo episodio era per molti versi scontata. Fortunatamente, la fotografia spettacolare, la sceneggiatura comunque brillante, nonché la grande abilità del cast, sono riuscite a sopperire alla mancanza di sensazionalità, riuscendo a suscitare negli spettatori intense emozioni di ogni sorta: rabbia, tristezza, orgoglio, commozione. 

Che sia piaciuto o meno, non esagero quando dico che questa notte siamo stati testimoni della fine di un’era.

Si sentirà parlare per molto tempo a venire di questo episodio e vorremmo sapere anche voi cosa ne pensate. Non esitate a scriverci le vostre impressioni nei commenti sulla nostra pagina Facebook.

Questo è stato l’ultimo appuntamento dell’alba di lunedì, ma parleremo ancora di Game of Thrones sia in giornata che in settimana, quindi continuate a seguirci!

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