The Handmaid's Tale 4: Recensione del 6° episodio della nuova Stagione

The Handmaid's Tale 4: Recensione del 6° episodio della nuova Stagione

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Attenzione: questo articolo contiene spoiler

Conoscete il dilemma del carrello ferroviario?
Siete alla guida di un tram, senza possibilità di azionare i freni. Sulle rotaie su cui vi trovate, ci sono legate e impossibilitate a muoversi, cinque persone. Poco prima però, c'è un bivio, se decideste di deviare, sull'altro binario c'è una sola persona legata. Cosa fareste? Sulla base delle statistiche, in teoria, il 90% di voi sceglierebbe di deviare, perché è "moralmente" preferibile salvare cinque persone sacrificandone una, anziché il contrario. 

In teoria.
Come ho scritto anche nella recensione dei primi episodi della nuova stagione di The Handmaid's Tale, esprimersi su problemi etici come questo comodamente seduti sul divano, è tendenzialmente facile e abbastanza automatico.
Di fronte al problema reale e sotto la pressione della responsabilità, invece, il processo decisionale diventa molto più complesso. 

Per buona parte di Vows, l'ultimo episodio andato in onda della serie TV Hulu tratta dal romanzo di Margaret Atwood, ci troviamo in una situazione molto simile a quella immaginata dal famoso esperimento mentale.
June, evidentemente sotto shock dopo il bombardamento e visibilmente ferita alla testa, viene convinta da Moira a seguirla verso l'accampamento della ONG canadese per cui lavora.

Arrivati lì però, la situazione è nel caos: il gruppo, che aveva l'obiettivo di portare aiuti umanitari, si prepara a scappare in gran fretta in quanto sono previsti altri bombardamenti e quindi sono a rischio. Oona, la leader della missione, nonché ragazza di Moira però, ha una brutta notizia: non possono portare con loro June, perché ciò violerebbe gli accordi e comprometterebbe il futuro della organizzazione, cui in futuro sarebbe impedito di tornare. La vita di June dovrebbe valere di più di quella di centinaia e migliaia di persone a cui portano il loro soccorso? Per Moira sì, e decide quindi di far imbarcare  di nascosto l'amica, non senza prima lottare contro le resistenze di quest'ultima. Non sa però che la nave viene sottoposta ad un controllo da parte dei militari di Gilead. Quando lo scopre, è costretta a confessare la presenza di June all'equipaggio, che quindi deve decidere cosa fare: si dividono tra chi vorrebbe consegnarla, e chi invece vorrebbe nasconderla, perché dopotutto, è colei che ha permesso il salvataggio degli 80 bambini. Alla fine è la stessa June a uscire dall'impasse, dicendo loro di consegnarla e che avrebbe dichiarato che si è intrufolata da sola senza l'aiuto di nessuno.

Quando però le vedette di Gilead sono vicine, è molto più forte la pressione della consapevolezza che, consegnare June, significherebbe condannarla a morte certa, quindi Oona cede: decide di darle una pettorina e di confonderla tra gli altri membri dell'equipaggio.

Il trucco funziona e la nave riparte verso il Canada. Lì, assistiamo all'emozionante incontro tra June e il marito, e al momento che tutti noi aspettavamo: quello in cui la protagonista scende dall'imbarcazione e, finalmente, realizza di essere al sicuro fuori dall'incubo di Gilead.

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Mi dispiace se sono qui da sola

June vive in prima persona in un dilemma etico perpetuo, e in questo episodio Moira le mette di fronte quello più difficile di tutti: Hanna o Nichole. Tornando indietro, la possibilità remota di trovare e salvare Hanna. In Canada, la sicurezza di poter stare insieme alla piccola Nichole.

Elisabeth Moss in questa puntata ci regala una interpretazione straordinaria, che tocca corde profonde degli spettatori, permette loro di sentire il dissidio profondo con cui è costretta a convivere. I secondi che trascorre alla fine del ponte della nave, ci sembrano interminabili. Riusciamo a percepire i pensieri di June in quel momento, a vivere le stesse emozioni contrastanti. Come lei, nel preciso momento in cui poggia i piedi sulla terra canadese, siamo sollevati ma, nello stesso istante, come lei, ci sentiamo in colpa: per Hanna, per Janine, per ciò che non è riuscita a compiere. Per avercela fatta, semplicemente. Per essere riuscita a mettersi in salvo, mentre alle sue spalle c'è ancora Gilead, la violenza, lo sfruttamento, i Comandanti, la guerra, Hanna.
Che non si ricorda più di lei e del padre, che cresce in quel sistema malato, credendolo la normalità. Che, probabilmente quando sarà ancora una ragazzina, diventerà una Moglie, considerandolo giusto. 

É vera salvezza?

June è ora al sicuro dall'inferno della guerra e del regime totalitario. Ma è adesso che dovrà affrontare i demoni che si porta dentro: tutti i traumi che ha subito non potranno facilmente essere dimenticati. Il senso di colpa nei confronti delle altre ancelle, per le quali si sentiva responsabile, prima tra tutte Janine, non sarà semplice da scacciare. Il pensiero di Hanna, sarà inevitabilmente un chiodo fisso.

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Poi ci sarà il rapporto con Luke da costruire, crescendo una bambina nata da un rapporto sentimentale con un altro uomo; ci sarà un processo, e probabilmente riceverà una certa attenzione mediatica, con tutte le conseguenze che ciò comporta. E immaginiamo che ci possa essere un qualche tipo di confronto con i suoi carcerieri, i Waterford, che sono anche gli ideatori di quel sistema da cui è riuscita a fuggire.

Un passaggio fondamentale

L'episodio appena trasmesso, oltre ad attestarsi tra i migliori della stagione e di tutta la serie, rappresenta senza dubbio una pietra miliare. Se già straniva vedere June in abiti "normali", vederla finalmente fuori da Gilead è quasi inconcepibile. È quindi chiaro che abbiamo assistito ad un passaggio essenziale per l'intera serie, che non sarà più la stessa. Questo episodio, infatti non segna solo l'uscita di June da Gilead, ma anche l'uscita di The Handmaid's Tale dalla distopia. Le scene delle persone accalcate ai cancelli del centro, che cercano di entrare per poter scappare via dalla guerra, sono immagini che potrebbero essere uscite da un telegiornale di questi giorni. L'arrivo "clanestino" di June, che dovrà fare richiesta di asilo politico, è una storia molto attuale e comune. La domanda è se la serie, perdendo parte degli elementi che l'hanno resa riconoscibile, riuscirà ad essere altrettanto incisiva e intensa come finora. E dovremo attendere le prossime settimane per scoprirlo.

Uno dei migliori episodi della stagione e della intera serie TV, che mette ancora più in luce la straordinaria bravura della protagonista che ci dona una interpretazione intensa e viscerale. 

Da qui in poi niente sarà più lo stesso e la fine dello show sembra essere inesorabilmente più vicina.

madforseries.it

4,9
su 5,0

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