Sex/Life 2: la Recensione della nuova Stagione della Serie TV Netflix

Sex/Life 2: la Recensione della nuova Stagione della Serie TV Netflix

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Attenzione: questo articolo contiene spoiler

Dopo le ottime premesse della stagione iniziale e la sua pazzesca accoglienza, il 2 marzo il nuovo capitolo di Sex/Life è approdato su Netflix e sulla sezione italiana della piattaforma, la seconda stagione è tuttora nella Top 10 per visualizzazioni.

La storia si era interrotta con Billie (Sarah Shahi) che, dopo essersi riconciliata con Cooper (Mike Vogel), nel bel mezzo di un evento alla scuola materna di Husdon (Phoenix Reich), fugge via dal Connecticut e bussa alla porta del loft di Brad (Adam Demos) con il lascivo e febbricitante scopo di lasciarsi andare alla passione. “Finalmente!”, esultano gli spettatori di mezzo mondo dopo che per tutta la stagione non si è parlato di altro se non di quando B&B fossero grandi a letto insieme, tanto che D’Annunzio li avrebbe voluti per la serie TV “Il Piacere – 134 anni dopo”.

Ciononostante, quasi due anni più tardi la prima stagione, l’eterno preliminare non trova un happy-ending nell’episodio di apertura di Sex/Life 2: infatti, Brad respinge le avance di Billie e le confessa di aver intrapreso una relazione molto seria con una modella di nome Gigi (Wallis Day), adesso incinta. 

Menomale: senza questo rifiuto, non ci sarebbe stato poi granché da raccontare! Billie e Brad avrebbero giocato alla coppietta felice, tre quarti della giornata a letto e un quarto provando a guadagnarsi il pane, e Cooper avrebbe continuato la sua spericolata salita della crisi di mezza età in versione colletto oro newyorkese.

Diversamente dal precedente, il nuovo capitolo offre maggiore spazio e racconto anche al resto del cast: le storie di Sasha (Margaret Odette) e Cooper, infatti, prendono autonomia da quella della protagonista specialmente grazie all’introduzione di nuovi personaggi: Kam (Cleo Anthony) e Spencer (Dylan Bruce). Spunta fuori anche un nuovo amore per Billie, così da creare un piccante quadrato laddove prima c’era un triangolo. Il nuovo lato si chiama Majid (Darius Homayoun) ed è il proprietario di un ristorante persiano al centro di Manhattan. Chiaramente, tutti loro sono assurdamente belli. 

Hai il sogno di recitare nelle prossime stagioni di Sex/Life ma non hai una 40? Non puoi. Così come non puoi prendere parte alla serie se vuoi dispensarti da scene a sfondo sessuale. Nei giorni scorsi, sono usciti diversi articoli in cui veniva criticato l’uso eccessivo di frame di questo tipo e, addirittura la rivista francese CinéSéries ha riportato la notizia che alcuni spettatori siano stati scioccati da una scena del secondo episodio.

C’è da dire (e io lo dico) che, come ricordavo in un articolo di approfondimento su Kim Cattrall in Sex and The City (guarda un po’ che caso), non ci si può aspettare che un prodotto nato senza la pretesa di vincere 45 Emmy e di rovesciare gli schemi sociali del pianeta, bensì per lasciare un messaggio positivo, per parlare del bello nella sua accezione più Dannunziana e per mettere su un po’ di sano intrattenimento, possa concentrarsi su più di un tema, raccogliere tutti i τύποι dell’esistenza come Triangle of Sadness o essere inclusivo come vorrebbe Elly Schlein. Dopotutto, si tratta di televisione, non di un biglietto gratis per l’Eden. 

Il nuovo capitolo di Sex/Life continua l’operazione messa in moto dal primo: tentare di annientare l’alone di perbenismo, maschilismo e conservatorismo di cui è impregnato il sesso. Il sesso, nient’altro che l’azione attraverso cui le otto miliardi di persone che abitano il pianeta sono venute alla luce.

Inoltre, la seconda stagione affronta il tema del nuovo, artificioso e complesso modello di femminilità: la donna in carriera che non può perdere il suo tempo appresso agli uomini, specialmente perché la sua corsa verso il successo è più astiosa della loro e minimamente indispensabile. Sono presenti il divorzio, la genitorialità, pregiudizi di vario tipo, il concetto di mascolinità e molto altro; magari non vengono trattati alla maniera di Nora Ephron, ma sono lì, in bella vista sul piccolo schermo.

Tuttavia, per quanto risultino azzeccate alcune mosse, come il modus operandi di Coop, altre non convincono: il finale di stagione, per esempio, sembra la brutta copia di una commedia rosa dei primi duemila: abiti da sposa, fiori e cioccolatini in ogni dove e trovate poco originali. Dov’è il dramma? Dove sono le lacrime? E gli imprevisti? 

Per fortuna, la creatrice Stacy Rukeyser ha rassicurato i fan in questo modo:
“Sicuramente non è destinato a essere un finale di serie. Credo che ci siano sempre più storie da raccontare con questi personaggi. Torneremo anche a quella domanda principale della prima stagione, ovvero, puoi fare sesso e vivere allo stesso tempo, specialmente come nuova mamma".

Nonostante il finale piuttosto da donnicciole piuttosto deludente, Sex/Life mette in moto una macchina estetica, inclusiva e audace confermandosi un prodotto meglio di tanti altri dalla colonna sonora sinestetica e la color palette confortevole.

madforseries.it

4,0
su 5,0

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