Recensione de La Legge di Lidia Poët, Serie TV Netflix: la Critica oltre le Critiche

Recensione de La Legge di Lidia Poët, Serie TV Netflix: la Critica oltre le Critiche

Scritto da:  - Data di pubblicazione: 

Si incapperebbe di certo in una gaffe definendo come “promettente” l’attrice, cantante e musicista lanciata da Matteo Rovere in Veloce come il Vento (2014), scritturata per la miniserie Undoing – Le verità non dette al fianco di Nicole Kidman e Hugh Grant, poi co-conduttrice insieme ad Amadeus della prima serata del Festival di Sanremo 2021 e, nello stesso anno, vincitrice del David di Donatello per la migliore attrice non protagonista grazie al ruolo nel film L’incredibile storia dell’Isola delle Rose.

In effetti, Matilda De Angelis - classe ’95 e col suo intenso e scattante cursus honorum nelle arti performative - non può certamente più definirsi un giovane talento. Infatti, gli occhi color turchese, la chioma soffice e castana e il timbro profondo stile interprete anni Settanta, al nostro sguardo sono sempre più ricorrenti: dalla cover dello scorso agosto firmata Vogue Italia, al film Rapiniamo il duce diretto da Renato De Maria fino alla nuova serie TV La Legge di Lidia Poët.

Visibile su Netflix dallo scorso 15 febbraio e al terzo posto della classifica delle dieci serie più viste della piattaforma in Italia, lo show diretto da Matteo Rovere e Letizia Lamartire è basato sulla vita di Lidia Poët, definita in corso di rassegna stampa come la prima avvocata d’Italia.

I fatti

Siamo a Torino negli anni Ottanta dell’Ottocento. Lidia Poët è una giovane donna intuitiva, ambiziosa e pugnace felice di esercitare la professione d’avvocata fin a quando la Corte d’appello non dichiara illegittima la sua iscrizione all’Albo, in quanto il mestiere della legge è cosa di soli uomini. Rimasta senza un soldo, Lidia si presenta a casa del fratello Enrico (Pier Luigi Pasino), dove vivono anche la moglie (Sara Lazzaro), la figlia (Sinéad Thornhill) ed il cognato di lui (Eduardo Scarpetta). Durante il tempo a casa Poët, Lidia avrà occasione di mostrare il suo talento.

Le accuse 

Che sia per la riuscita accoglienza, per i volti più che noti del cast o per la tematica sia storica che attuale, La Legge di Lidia Poët è stata oggetto di diverse critiche.

1. “Non è la prima avvocatessa d’Italia”

“Ho scritto a Netflix, Lidia Poët non è la prima avvocatessa d'Italia, ma la prima donna iscritta all'ordine degli avvocati di Torino. La prima avvocatessa d'Italia è Giustina Rocca di Trani", ha tuonato Cecilia Di Lernia, assessora alla Legalità e alla Polizia locale del Comune di Trani, in un dettagliato commento riportato dalla sezione barese de la Repubblica, mettendo in luce l’importante concetto di verità storica e ricordando che William Shakespeare si ispirò proprio a Giustina Rocca per il personaggio di Porzia ne Il Mercante di Venezia.

Ringraziando Cecilia Di Lernia per l’importante lezione di storia tardo medioevale e di storia del diritto italiano, è opportuno considerare che errori come questo accadono dagli albori della scrittura ed è imperativo, dunque, quando se ne hanno i mezzi, verificare i fatti.

2. Il ricordo della pronipote 

“In quella serie non c’è nulla di vero della mia parente Lidia, ne ho visto una sola puntata e ho subito abbandonato per sdegno. Non ho mai conosciuto Lidia ma in famiglia se ne è sempre parlato tantissimo. Quella scenaccia di sesso all’inizio della prima puntata? Il linguaggio in cui scade Lidia? Si è una fiction ma nell’800 quelle parolacce non esistevano nemmeno. Va bene romanzare ma neanche storpiare così tanto un personaggio che ha fatto tanto di bene per l’emancipazione femminile. Mi pare ingeneroso”, ha lamentato Marilena Jahier Togliatto, pronipote di Poët a La Stampa.

Basarsi su una storia vera o ricostruirla nei più peculiari dettagli sono due cose ben distinte. E a distanza di più di cent’ anni è più che ragionevole rendere un personaggio appetibile al grande pubblico, pur tenendo fede alle sue grandi imprese. L'eredità che va preservata di Lidia Poët si riferisce al suo coraggio, alla sua determinazione, alla sua volontà di cambiare le cose. Per conoscere davvero un personaggio storico, bisogna studiarlo, leggerne le fonti, non certo basarsi su un prodotto televisivo, per quanto lusinghiero possa essere. 

Se dovessimo trarre un ritratto veritiero di Lady D, a quale delle decine di racconti dovremmo dare credito? Pressoché, a nessuno. Eppure, perché si continua a ricamare così tanto sulla sua storia, la sua vita, i suoi pensieri? Perché quest’ultima fu e continua ad essere fonte d'ispirazione.

3. A proposito di Lidia

Non ha mancato di far sentire la sua opinione Cristina Ricci, autrice del volume - edito Graphot - Lidia Poët. Vita e battaglie della prima avvocata italiana, pioniera dell’emancipazione femminile (2022). Ricci ha affermato che la serie sceneggiata da Guido Iuculano, Davide Orsini, Elisa Dondi, Daniela Gambaro e Paolo Piccirillo restituisce un ritratto di Lidia Poët estraneo alla realtà. 

“Ho visto la serie e ciò che ne esce, è un’immagine distorta di Lidia. A parte la sentenza, quelle frasi sono veritiere, tutto il resto è invenzione. Viene dipinta come una donna disinibita, ma c’è un articolo della stampa dell’epoca, che la descrive come persone timida, che arrossisce, quando viene applaudita al terzo Convegno penitenziario internazionale. Poët proveniva da una famiglia valdese molto religiosa ed è sempre stata descritta come persona molto seria e riservata, l’immagine che si vuole rendere non è quella che proviene dai dati storici”, ha raccontato la scrittrice ad Ansa.

Una serie TV e una monografia sono due mezzi espositivi che non racconteranno mai la medesima cosa nel medesimo modo: il loro pubblico è differente. Le loro leggi sono differenti. I colori, i profumi, le sensazioni sono differenti. La loro ragione d’esistere è differente.

Nonostante ciò, il richiamo che Cristina Ricci fa all’appartenenza di Lidia Poët alla confessione valdese è sicuramente un elemento storico e biografico di estrema importanza che potrebbe gettare le basi per interessanti risvolti di trama. Come racconta il professore Alfonso Tortora nei volumi dedicati alla storia dei Valdesi in Piemonte e nel Mezzogiorno, questi formarono una “chiesa-popolo” oggetto di persecuzioni continue. Sarebbe molto originale, dunque, parlarne nel secondo capitolo.

Il cast

Matilda De Angelis - da vera corifea – predomina per timbro, tensione e caratura, una scena caratterizzata da soggetti maschili seducenti ma delicati (Scarpetta, Aita e Pasino) ponendo così in evidente ed efficace risalto la prima attrice. 

Interessante e senza fronzoli è l’interpretazione di Sara Lazzaro, il cui ruolo promette ripercussioni stimolanti.

Anche i ruoli secondari sono ben scelti e interpretati, con una particolare menzione a Giorgia Spinelli nel ruolo di Margerita Sangiacomo.

In conclusione, con sei episodi costruiti molto bene per trama, performance e durata, e una fotografia che richiama fortemente gli anni di fine Ottocento, La Legge di Lidia Poët si inserisce rispettosamente e con ottimi margini di miglioramento, nel panorama seriale italiano.

Matteo Rovere e Letizia Lamartire dirigono per Groenlandia una serie che accontenta tutti grazie un cast riconoscibile, un genere ormai consolidato e un pizzico di mistero. 

Con un buon potenziale, La Legge di Lidia Poët assicura un'attesa seconda stagione.

madforseries.it

4,0
su 5,0

Continua a leggere su Mad for Series
 
X

Informativa

Noi e terze parti selezionate utilizziamo cookie o tecnologie simili per finalità tecniche e, con il tuo consenso, anche per "interazioni e funzionalità semplici", "miglioramento dell'esperienza", "misurazione" e "targeting e pubblicità" come specificato nella informativa sui cookie. Il rifiuto del consenso può rendere non disponibili le relative funzioni.

Puoi liberamente prestare, rifiutare o revocare il tuo consenso, in qualsiasi momento.
Puoi acconsentire all'utilizzo di tali tecnologie utilizzando il pulsante "Accetta". Chiudendo questa informativa, continui senza accettare.

Scopri di più