Ratched: Recensione dei Primi Tre Episodi della nuova Serie TV Netflix con Sarah Paulson

Ratched: Recensione dei Primi Tre Episodi della nuova Serie TV Netflix con Sarah Paulson

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"Lei pensa che la sua mente abbia qualcosa che non va?
No signore, è una meravigliosa stupenda macchina della scienza".

Corde di violini aprono allo spettacolo: Ratched. 1947. Uno spaccato esistenziale della California, nel circo roboante di colori accecanti, Mildred Ratched (Sarah Paulson), infermiera, si trasferisce all'interno dell'ospedale psichiatrico di Lucia, nella Contea di Monterey. 

Demoni che insidiano la mente, disfunzioni sessuali che oltrepassano i confini, il fastidioso sguardo aperto di chi rincorre una propria libertà individuale, deve essere fermato, bloccato, censurato, boicottato, discriminato ed ossessivamente torturato. Queste sono le convenzioni, queste sono le credenziali per avere un posto nel mondo: rimanere sulla retta via, affidandosi a rosari e preghiere. 

"Non mi piace affatto l'idea d'ingoiare qualcosa quando non so che roba è"!

Scaltra, affascinante, subdola, manipolatrice, una donna pronta a tutto per i propri oscuri scopi e floridi piaceri, Miltred Ratched si muove sontuosa e maestosa lungo corridoi che echeggiano emozioni discordanti. Il suo andare geometrico, composto da linee che tratteggiano le sfumature della sua perversa mente, si abbina perfettamente a ciò che la circonda. Ambientazioni fatte su misura, a confondersi tra il materiale freddo e pomposo che le compone, e le azioni della stessa protagonista, pronta a cucirsi addosso le debolezze dell’essere umano.

Queste sue particolari peculiarità, vengono mostrate allo spettatore già dal primo episodio, in cui la donna si adopera, con vari stratagemmi, per farsi assumere nella struttura psichiatrica. Una mistificatrice che raggiunge i suoi scopi con determinazione e pazienza e la cui freddezza deriva da traumi passati che si andranno a scoprire a poco a poco.

Sarah Paulson dimostra, per l’ennesima volta, di essere un’attrice fra le più dotate della sua generazione, capace di dare profonda espressività ad una protagonista che si chiude in una fredda e inquietante inespressività.

Ratched: Recensione dei Primi Tre Episodi della nuova Serie TV Netflix

Nel ritmo, questi primi tre episodi, donano una varietà di situazioni, spaziano lungo diversi stilemi, riuscendo a donare all'intera impostazione narrativa un tocco autoriale marcato, tutto molto teatrale, in un miscuglio di eleganza affettata ed oscurità dalle venature horror.

Attrici ieratiche come muse, lussuose ambientazioni retrò, costumi studiati con perizia fotografia, palette cromatiche più che vivide, e soprattutto un’indagine senza scampo degli abissi più oscuri dell’animo umano, mentre si porta avanti, nel corso dei primi episodi, un discorso su identità e negazione di sé.

Ideata da Evan Romansky e diretta e prodotta da Ryan Murphy, la serie TV Ratched, targata Netflix, nei primi tre episodi, risulta sottilmente inquietante per la concretezza della realtà che cerca di raccontare.

Niente è lasciato al caso in un’architettura narrativa ambiziosa ma tutto sommato lineare, in cui la mente istrionica del regista americano riesce, a volte con convinzione, altre forzatamente, ad inserire i nuclei tematici più cari. 

Un’ossessione maniacale per una ricostruzione filmica che è sempre perfezionista, mai sbavata, e che si concede qualche irrequietezza solo quando deve mostrare quanto siano disperati i personaggi. In questo contesto, lo spettatore si ritrova ad osservare le motivazioni forti dei personaggi che, a volte, perdono di pathos, cristallizzati come sono in scenografie da riviste d’architettura e atmosfere rarefatte.

Tra intrighi e menzogne, verità celate e atti riprovevoli, si fanno largo anche scene crude che squarciano l'ipocrisia della perfezione estetica della cornice in linea a quella morale in cui si muovono i personaggi. Ognuno è raffigurato nella duplice veste di vittima e carnefice, il che sottolinea quanto certi mostri, spesso, non siano tali per nascita, ma per evoluzione.

Ratched, l'ultima serie TV di Ryan Murphy è pura gioia per gli occhi, il suo stile piace o non piace. 

La scenografa elegante e i costumisti impeccabili costruiscono il mondo estetizzante tipico di ogni produzione del regista americano, a cui si aggiunge una fotografia che gioca con colori pastello e luci calde che ricordano le vecchie produzioni in Technicolor di Hollywood. 

I primi tre episodi offrono pochi spunti per mettere a fuoco i vari personaggi, sorretti però, da un cast di grande livello. Si invita ad andare avanti nella visione.

madforseries.it

3,8
su 5,0

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