La Regina degli Scacchi: la Recensione della nuova Serie TV targata Netflix

Scritto da: Noa PersianiData di pubblicazione: 

"Nella vita accade come nel gioco degli scacchi: noi abbozziamo un piano, ma esso è condizionato da ciò che si compiacerà di fare, nel gioco degli scacchi l'avversario, nella vita il destino".

Più sono definiti i confini della trama, più libertà c'è al suo interno. Nel vuoto si possono inserire tutti gli avvenimenti possibili. Questo è un viaggio a ritroso: la scacchiera è un piano della vita, e mentre si descrivono le mosse delle pedine, si approfitta per equipararle ai comportamenti umani e a ciò che può capitare a una persona, se non sa ben interpretare gli eventi. In un percorso fatto di colpe e redenzioni, improvvise ascese e altrettanto repentine discese, alla ricerca di un equilibrio.

Anni ‘60. Queen's Gambit: una delle più antiche aperture di scacchi conosciute. Occhi grandi, curiosi, magnetici, si muovono su un portamento silenzioso, imparando l’arte del gioco che nasce sulla scacchiera, proiettando le mosse. E quando si aprono o si socchiudono, o quando si stringono su qualcosa o su qualcuno, raccontano ancora un'altra storia: quella di chi vede e sa, ma non dice nulla, e che nel silenzio, prevede il futuro, l'anticipa, e lo segue già con lo sguardo. Il bianco e il nero degli elementi che si muovono, si superano, senza toccarsi, altrimenti avviene lo scontro e si perde tutto.

Gli occhi sono quelli di una ragazza rimasta orfana, dai capelli di rame con un look d'impostazione retròche scruta e vince infinite partite, sposta i pezzi con la mente, s'innamora della Regina e del Re, costruisce storie fatte di numeri, di probabilità, di calcolo. Vede le cose per quello che sono: la loro essenza binaria e non l'involucro patinato che le avvolge. Qualcosa di particolarmente allettante negli scacchi e che ti promettono condizioni di parità, si tratta di capire le opportunità offerte da una sequenza di mosse. I giocatori di scacchi esperti, i maestri, imparano queste mosse a memoria, passando da una mossa all'altra con una facilità che sembra quasi senza sforzo. Ecco perché i migliori giocatori sono spesso numerose mosse avanti, contrastando strategie che devono ancora essere sviluppate, lavorando con attenzione per creare aperture che porteranno allo scacco matto

Nel seguire la vita della protagonista, ambientata in un’America vintage, che arriverà al confine con gli anni Settanta, si trova Beth Harmon, la favolosa Anya Taylor-Joy (Peaky Blinders)che si muove così all’interno del destino che la modella: vincendo, demolendo, urlando al mondo la sua bravura. Il suo viso un po’ alieno al servizio di un personaggio molto trattenuto e controllato, ma che è comunque capace di vibrare di molti suoni diversi a seconda dei momenti della vita e della carriera. 

I veri protagonisti de La Regina degli Scacchi, sono proprio loro, gli scacchi. Quegli strumenti che, torneo dopo torneo, diventano essenziali per la protagonista, per uscire dai torpori di una infanzia soffocata. Il piccolo genio, l’innato talento va affinato, allenato, e questo processo si vede tutto, nella montagna di libri divorati, nelle notti passati a studiare le mosse e le contromosse.

La narrazione si allarga arrivando in piena guerra fredda e i russi sono gli scacchisti più bravi, ma in primo piano c'è sempre Harmon: tormentata dal ricordo della madre, avvelenata dalle dipendenze, innamorata, sicura delle proprie capacità, isolata dalle altre donne, alla moda, intelligente, sensuale e disinibita. È un personaggio che cresce, si trasforma, impara a stare con gli altri e a fidarsi, la sua crescita personale e la crescita nel gioco degli scacchi viaggiano parallelamente grazie, soprattutto, alle travolgenti cadute.

I principali punti di forza di sette episodi che riescono a catturale lo sguardo dello spettatore e a tenere col fiato sospeso fino alla fine, vanno trovati proprio nella rappresentazione del gioco e della passione che trasuda negli stessi giocatori. A partire da alcune precise idee di messa in scena, che sono veicoli di piacevoli fughe della realtà o pesi inquietanti da gestire, la regia di Scott Frank riesce a costruire un ritmo e una suspense che prescindono completamente dalla capacità dello spettatore di capire realmente ciò che sta avvenendo. 

Lo spettatore si accorge di esser trasportato da pochi semplici concetti, raggruppati attorno a una danza continua, lenta e densa, quella degli scacchi, che è l’azione di un combattimento e l’avanzata di un esercito. Le mani sulla scacchiera che cercando la loro armonia per colpire, inevitabilmente, e vincere. Gli scacchi, danno il ritmo, fanno da riempitivo, sono un ottimo collante tra una sequenza e un'altra.  

La serie TV, adattamento del romanzo omonimo dello scrittore americano Walter Tevis, è un racconto emozionante di una vita straordinaria e una finestra su un mondo di dipendenza e potere, pedine e regine. Tutto questo avviene in una cornice, quella della Guerra Fredda e dello sconto USA - Unione Sovietica, che carica il racconto di significati anche politici. 

L'uso eccellente della fotografia con il sostegno di una colonna sonora che trasporta lo spettatore a godere di ogni scena e ogni inquadratura costruita nel dettaglio, mantengono il prodotto a un buon livello, nonostante la lunghezza degli episodi che, a volte, sembra masticare e rimasticare gli stessi argomenti.

"La scacchiera è il mondo, i pezzi sono i fenomeni dell’universo, le regole del gioco sono le leggi della natura, e l’altro giocatore è nascosto a noi".

La Regina degli Scacchi è la storia di una formazione, strategia e ambizione, con una protagonista elegante, in bilico tra genio e psicosi, che cresce e cerca di andare oltre la scoperta di se stessa, attraverso gli scacchi. 

Un contributo essenziale è dato da un ritmo e una suspense che prescindono dalla capacità dello spettatore di capire realmente ciò che sta avvenendo.

madforseries.it

3,5
su 5,0

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