Grey's Anatomy 17: la Recensione dei Primi Tre Episodi di questa Stagione

Grey's Anatomy 17: la Recensione dei Primi Tre Episodi di questa Stagione

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Attenzione: questo articolo contiene spoiler

L'avviso in rosso dovrebbe già essere sufficiente, ma mi sento in dovere di essere più prudente: attenzione, spoiler!
Se siete un po’ indietro con Grey’s Anatomy e - al contrario della sottoscritta - siete riusciti nella mirabile impresa di non incappare in un post su Instagram, Facebook, Twitter, o un articolo di giornale, blog, rivista online, è il momento di fermarvi: premete in alto a sinistra e tornate sulla home e scegliete una nostra guida, oppure una delle ultime recensioni...

Vi ho avvisati.

A coloro che invece hanno visto i primi tre episodi di Grey’s, o che traggono un piacere sadico dal rovinarsi le sorprese, benvenuti.

Il COVID a Seattle

Tra tutte le sfide e le tragedie che hanno dovuto affrontare nel più famoso ospedale di Seattle, una pandemia globale era quanto di più lontano anche dalla più fervida immaginazione degli scrittori dello storico medical drama. La realtà ha tuttavia un modo straordinario e violento di superare la fantasia, e quindi il COVID-19 è entrato a pieno titolo anche nel cast di Grey’s Anatomy, così come nelle nostre vite.

Eravamo abituati a vedere i nostri chirurghi con le mascherine e le cuffie fantasiose ai capelli, ma fa una certa impressione vederli ora con queste tute da astronauta, parlare con un microfono attraverso una visiera che ne copre e protegge il viso. Eravamo abituati a vederli stremati dopo turni infiniti, ma fa impressione vederli tutti ad un passo dal burnout, scossi emotivamente e fisicamente.

Eravamo abituati a vederli fare sforzi sovrumani e veri e propri miracoli per salvare persone spacciate, ora li vediamo sconfitti di fronte a questo nemico subdolo e invisibile.
Eravamo abituati anche a vederli affrontare la morte, dei loro pazienti e dei loro familiari, con il giusto e professionale distacco di chi sa di aver fatto quanto in proprio potere per evitarlo, ma non c'è complesso di Dio che tenga di fronte ad una pandemia e, anche i dottori con più ego ora si sentono impotenti e  inadeguati. 

Grey's Anatomy 17: la Recensione dei Primi Tre Episodi di questa Stagione

Ciò che però mi stranisce di più, è paradossalmente proprio ciò che non mi fa effetto: così come non mi impressiona per nulla la mascherina diventata accessorio immancabile o il dispenser di disinfettante diventato complemento d’arredo, allo stesso modo, non mi impressiona affatto non vedere gesti quotidiani, come le strette di mano e gli abbracci, oppure scene normali in Grey’s Anatomy, come le sveltine negli stanzini o i baci in ascensore. 

Ancora di più, mi stranisce che non mi abbia impressionato più di tanto il fatto che Meredith, dopo essere stata a un passo dalla morte un numero ridicolo di volte (complice anche un istinto all’autodistruzione a dir poco patologico delle prime stagioni), dopo una bomba, una sparatoria, un’aggressione, un annegamento, un incidente aereo e altre mille sfighe, molte più di quante sia umanamente sopportabile e credibile, non mi ha sorpreso affatto - dicevo - che proprio Meredith sia la prima ad essere stata contagiata, quella di cui dobbiamo seguire il decorso complesso e ingannevole di questa malattia, che spesso sembra dare segnali rincuoranti, subito prima di peggiorare all’improvviso. 

E, infine, più di tutto, mi sciocca rendermi conto che non mi sorprenderebbe neanche se decidessero di farla andare via così: 

Grey's Anatomy 17: la Recensione dei Primi Tre Episodi di questa Stagione

Probabilmente questo triste epilogo significherebbe l’inizio della fine per la serie e probabilmente, dopo tutto il dolore e la sofferenza patita, Meredith si meriterebbe invece un happy ending

Ma se anche dovessero decidere di procedere per un'altra più triste via, sarebbe davvero così difficile da perdonare? Per quanto mi riguarda, anche se non mi sarei mai aspettata di ammetterlo, probabilmente potrei accettarlo.

Tuttavia, considerata la peculiarità di questa fase storica nella quale, forse per la primissima volta in assoluto, il genere umano si ritrova ad affrontare lo stesso dramma contemporaneamente e, a prescindere dalla latitudine, dalle vicissitudini personali o collettive, ogni essere umano, seppur con conseguenze e impatti diversi, condivide le stesse identiche paure nello stesso momento, voglio pensare che gli autori decideranno di dare a questa storia un esito più felice. Voglio credere che decideranno di infondere speranza negli spettatori, chiamati a guardare un telefilm che potrebbe sembrare anche un reportage in diretta da un qualsiasi ospedale. Scelgo di fidarmi che preferiranno raccontare la storia di un medico che, come migliaia di medici e operatori sanitari in prima linea nel mondo, si è infettato lavorando nel reparto COVID, si è ammalato gravemente, ma che, alla fine, grazie agli sforzi dei colleghi e ai progressi fatti nei mesi, riuscirà a salvarsi. Perché, come ha detto Miranda Bailey, tutti in questo momento avremmo bisogno di un po’ di gioia. 

E, magari, la lotta alla malattia (e l’auspicata guarigione) - un processo che sarà inevitabilmente lungo almeno l’intera stagione - potrebbe rivelarsi l’occasione perfetta per fare elaborare finalmente il lutto per la perdita di Derek, non solo a Meredith, ma anche alle migliaia di spettatori che proprio no, la morte del dottor Stranamore non l’hanno mai superata e proprio no, un nuovo grande amore struggente (e non una storia qualunque), non lo avrebbero mai accettato.

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Abbiamo davanti ancora tanti episodi, chissà a quanti altri imprevisti e colpi di scena dovremo assistere, per cui è inutile fare speculazioni o previsioni, ma se proprio devo, decido di propendere per questa strada. 

Comunque vada a finire, però, la sensazione che ho è che siamo vicini al termine di questo fortunatissimo show.
Per quanto finora il focus su Meredith e sul coronavirus non hanno lasciato molto spazio alle altre storyline, tutto sommato non ci sono molti fronti lasciati aperti: Richard Webber non solo è tornato in forma, ma si è anche ripreso il posto che merita, a casa e in ospedale. Amelia - anche lei regina di sfighe - ha raggiunto una serenità insperata che sarebbe veramente perfido rovinare. Il nuovo amore di Maggie, nonostante credo che senza la pandemia avrebbe avuto un percorso molto diverso, sembra molto promettente e, in fondo, ha fornito anche la bella occasione di poter raccontare la storia di tante coppie lontane, che in questo periodo, vivono per mesi interi delle relazioni solo virtuali.

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Anche per De Luca sono abbastanza sicura fosse previsto qualcosa di diverso in questa stagione, anche senza l’emergenza sanitaria, però, dubito ci sarebbe stato spazio per un ritorno di fiamma con Meredith.  

All’appello risulterebbero incomplete solo le trame di Hunt e della Altman, di Jackson, e di Jo.
Se per quanto riguarda i primi, dopo il grottesco tradimento di Teddy alla fine della sedicesima stagione, francamente mi interessa anche il giusto vedere come andrà a finire, decisamente più aperta e avvincente potrebbe essere la narrazione per quanto riguarda Jackson e Jo. Non so tuttavia se una relazione tra i due (che nel primo episodio pare sia stata paventata come una probabilità) possa risultare in un tentativo un po’ forzato di far mettere insieme, quasi per esclusione, gli ultimi rimasti.

Se c’è qualcosa che quest’anno e questa pandemia ci hanno insegnato, è che la realtà trova sempre il modo di spiazzarci con avvenimenti che meritano di essere raccontati. 

E se c’è qualcosa che abbiamo imparato da Grey’s Anatomy, è che, anche dopo 16 anni, ha autori capaci di raccogliere questi spunti e trasformarli in narrazioni coinvolgenti, e attori capaci di immedesimarsi in modo profondo e sincero in quelle narrazioni, e di permettere di viverle anche a noi al di qua dello schermo. 

madforseries.it

4,2
su 5,0

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