The Politician 2: Recensione della nuova Stagione della Serie TV di Ryan Murphy

Scritto da: Matteo RossiData di pubblicazione: 

“Alcuni lavori alimentano l’ego, altri fanno la differenza. La politica fa entrambe le cose. È vanità senza il retrogusto amaro”.

Nuove sfide, necessari compromessi, macchinosi sabotaggi e scandali rivelati: la scalata di Payton Hobart per raggiungere la Casa Bianca si fa sempre più impegnativa e ripida nei nuovi episodi di The Politician, primo connubio fra la piattaforma streaming di Netflix e Ryan Murphy (in collaborazione con Brad Falchuk e Ian Brennan), seguito a ruota libera da Hollywood.

La storia riprende le fila dal finale della prima stagione, dove il giovane protagonista aveva deciso di candidarsi come senatore dello Stato di New York.
Nella nuova campagna elettorale dovrà scontrarsi con l’attuale detentrice del seggio, Dede Standish, e la sua agguerrita capo dello staff, Hadassah Gold.

A sostenerlo lungo il cammino, oltre al suo team rodato dalla precedente elezione a presidente del consiglio studentesco, troviamo anche la sua vecchia rivale Astrid e la madre Georgina, sempre pronta a dargli ottimi consigli, ed impegnata a sua volta nella campagna per divenire governatrice della California.

I nuovi episodi mantengono lo stile e le atmosfere dei precedenti: la serie si presenta come una comedy con toni un po’ sopra le righe, dialoghi ricchi di pungente satira e con vicende portate in alcuni momenti ad un’ironica esagerazione, impronta tipica e classica di moltissimi progetti targati Ryan Murphy.

Il tema portante di questa seconda stagione è la “guerra generazionale”, i cui schieramenti sono perfettamente incarnati dai due avversari politici: da una parte la precedente classe di governanti, rappresentati da Dede, che hanno combattuto per l’approvazione di norme che i giovani ormai danno per scontate e sono spesso inconsapevoli delle attuali richieste e bisogni degli elettori, dall'altra la nuova leva di politicanti, impersonati da Payton, che fanno ampio uso delle tecnologie, sono più in linea con le moderne esigenze dei votanti e sono portatori di una ventata di innovazione.

Questo scontro di idee si può rilevare anche nel quinto episodio, che apre nuovamente una finestra su ciò che pensano gli elettori: se nella prima stagione, il focus era centrato su un adolescente del liceo frequentato dai protagonisti, stavolta troviamo una madre e una figlia schierate per l’uno e l’altro politico.

Per quanto riguarda i personaggi, Payton, interpretato da Ben Platt (apparso nel film “Pitch perfect”), è sempre rappresentato con una personalità e un animo fragile e pieno di dubbi, che cela dietro una maschera di finzione da perfetto politico.
Nei nuovi episodi si trova spesso a domandarsi se per vincere sia giusto utilizzare ogni mezzo e se dai compromessi e dalle infide manovre compiute, possa nascere qualcosa di positivo (un’altra tematica importante già parzialmente sviscerata nei precedenti episodi e qui ripresa).

Le vere mattatrici dello show sono Bette Midler e Judith Light (vista in Ugly Betty), che vestono i panni di Hadassah e della senatrice Standish: divertenti e perfettamente calate nei loro ruoli, funzionano efficacemente nelle sequenze in cui sono in coppia, arrivando spesso ad offuscare gli altri personaggi, alcuni dei quali, rispetto alla precedente stagione, presentano uno screentime inferiore (Infinity e River), mentre altri si ritrovano a ripetere medesime dinamiche già affrontate (Alice).

Dal lato della sceneggiatura si notano alcuni schemi ripetuti: non solo il sopracitato quinto episodio dedicato al punto di vista dei votanti, ma anche il flashforward presente nel finale che mostra la nuova situazione dei protagonisti a distanza di tempo, senza dimenticare alcune situazioni che coinvolgono i personaggi che danno quasi una sensazione di déjà-vù.

Se i primi episodi risultano densi di avvenimenti, tra sabotaggi, doppigiochi e scandali, verso la fine si nota un leggero rallentamento e assestamento della trama che nel complesso però risulta estremamente fluida e lineare, consolidando quindi la buona impressione già avuta con la precedente stagione.

The Politician è tornato con nuovi episodi sempre all’insegna di quell’ironia sopra le righe e vicende al limite dell’assurdo che hanno divertito e intrattenuto gli spettatori.

I toni parodistici, fra una risata e l’altra, offrono anche la possibilità di trattare, senza prendersi troppo sul serio, temi interessanti e attuali.

madforseries.it

3,6
su 5,0

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