The Man in the High Castle: la serie da iniziare a vedere oggi, nella Giornata della Memoria.

Scritto da: Maria Anna CappelleriData di pubblicazione: 

Oggi, 27 gennaio, come ogni anno, ricorre la Giornata della Memoria: una giornata istituita nel 2005 dalle Nazioni Unite per ricordare le vittime dell'Olocausto e delle dittature nazi-fasciste. E' stato scelto proprio il 27 gennaio perché proprio nello stesso giorno di 74 anni fa, nel 1945, i militari sovietici entravano per la prima volta ad Auschwitz, scoprendone e rivelandone al mondo tutto l'orrore.

La giornata della memoria, però, non ha il solo scopo di ricordare come esercizio di stile fine a se stesso. Esso, in realtà, mira a ricordare per riflettere su quanto è accaduto, sulle cause e le concause che hanno portato a quegli eventi; ricordare e interiorizzare ciò che è stato, perché non si ripeta mai più. 

Senza dubbio, le manifestazioni artistiche, grafiche o espressive, come i romanzi, le fotografie, le canzoni o i film, agevolano questa operazione di riflessione, aiutandoci a comprendere eventi o periodi che non abbiamo visto con i nostri occhi, perché lontani, nello spazio o nel tempo. Se realizzati a dovere, ci permettono di empatizzare con i personaggi fino ad immedesimarci. E così alcune storie, alcune frasi, alcune vite, si imprimono nella nostra memoria, diventando parte del nostro vissuto e della storia collettiva.

Se, nel corso degli anni, sono stati moltissimi i prodotti cinematografici che hanno raccontato quel doloroso periodo storico (due tra tutti: Schindler's List e La vita è bella), non molte sono state le serie sul tema. In Italia ricordo molti film per la televisione, o miniserie, come quella dedicata a Perlasca, l'eroe italiano che salvò dalla deportazione oltre cinque mila ebrei.
Band of Brothers - nota come Fratelli al fronte in Italia - è una serie ideata da Steven Spielberg che racconta tutto l'arco temporale della Seconda Guerra mondiale. Amazon Prime sta poi lavorando a The Hunt, una serie ambientata negli anni '70, e che avrà come protagonista niente meno che Al Pacino, e che racconterà della caccia ai nazisti fuggiti e nascosti negli Stati Uniti.

La serie di cui però voglio parlarvi oggi è The Man in the High Castle, prodotta e trasmessa da Amazon Prime Video, e tratta dall'omonimo romanzo del 1962 di Philip K. Dick (in italiano troverete il romanzo sotto il discutibile titolo "La svastica sul sole"). Dello stesso scrittore è, tra gli altri, il romanzo da cui è stato tratto Blade Runner, tanto per dire.

Il romanzo - e di conseguenza la serie tv - racconta una distopia, ossia una realtà indesiderabile, ed appartiene al genere delle "ucronìe", in quanto è un romanzo storico che sviluppa la propria trama a partire da un periodo storico realmente esistito di cui però si immagina un esito totalmente diverso da quello verificatosi. In questo caso, lo scrittore immagina che la seconda guerra mondiale sia stata vinta dalle forze dell'Asse, e che quindi gli Alleati siano stati sconfitti e tedeschi e giapponesi si siano spartiti il dominio su tutto il mondo. In particolare, gli Stati Uniti sono divisi tra gli stati dell'est (Grande Reich Nazista), tra cui la città di New York e, a ovest, gli Stati Giapponesi del Pacifico (con capitale San Francisco). In mezzo, vi sono degli stati cuscinetto - gli Stati delle Montagne Rocciose, anche noti come la Neutral Zone - una sorta di zona franca e terra di nessuno dove si nascondono e lavorano in segreto i membri della resistenza.

Tra i protagonisti, c'è Juliana Crane (Alexa Davalos), una ragazza che vive a San Francisco insieme al fidanzato, Frank Frink (Rupert Evans). Juliana incontra sua sorella Trudy, che le affida una misteriosa pellicola prima di essere uccisa dalla polizia giapponese. Sconvolta, Juliana vedrà il cortometraggio, che mostra le forze alleate vincere e i tedeschi sconfitti. Incuriosita, deciderà di partire per Canon City, nella zona neutrale, dove sembrava essere diretta Trudy.

A New York, contemporaneamente, si imbatte nella stessa pellicola Joe Blake (Luke Kleintank), giovane spia nazista, infiltrato nella resistenza e sotto i diretti ordini dell'Obergruppenfuhrer John Smith (Rufus Sewell) un comandante di alto grado del Reich americano, le cui vicende familiari saranno essenziali per la storia.

Si comprende da subito che le storie dei personaggi principali sono ben presto destinate ad intrecciarsi.

Perché vedere The Man in The High Castle

Il cast
Trattandosi di una serie nella quale l'elemento psicologico fa da padrone, il cast deve essere necessariamente di altissimo livello. E così è, sia per i personaggi principali che per i secondari, anche nonostante il fatto che per molti si tratti del primo ruolo significativo. Merita menzione sicuramente Rufus Sewell, la cui interpretazione meriterebbe più attenzione da parte delle Academy. Lo ricorderete per il ruolo di Lord M. in Victoria, e di recente è anche apparso in alcuni episodi di The Marvelous Mrs. Maisel.
Anche dietro le quinte però non si scherza: uno dei produttori esecutivi è Ridley Scott, mentre l'ideatore della serie è Frank Spotnitz (X FilesI Medici). 

Il genere "inetichettabile"

Anche se, come abbiamo detto, non racconta una "storia vera", tuttavia ha necessariamente diversi elementi tipici delle serie storiche. Però è anche un thriller, una spy-story, ed è anche in parte fantascienza. Insomma, ne ha per tutti i gusti

Il contesto

The Man in The High Castle, puntata dopo puntata, riesce ad affascinare in un modo talvolta sinistro, grazie alla fervida ma attentissima immaginazione di Philip K. Dick che è riuscito abilmente e lucidamente ad incastrare gli eventi immaginari con quelli realmente accaduti, rendendo la trama (aldilà dell'elemento volutamente fantascientifico) del tutto verosimile. Ad esempio, anche in questa versione della storia c'è la guerra fredda (anche se riguarda ovviamente Germania e Giappone e non USA e URSS), in cui, come è accaduto nella realtà, i paesi non combattono solo con la minaccia dell'atomica, ma anche a livello mediatico e sul piano del progresso scientifico.  E' inevitabile (e inquietante) sorprendersi spesso a pensare che sì, le cose sarebbero potute andare come raccontate, e gli esiti immaginati sono credibilissimi. 

Perché vedere oggi The Man in The High Castle

Ritorniamo all'introduzione di questo articolo e al motivo per il quale proprio oggi, nella Giornata della Memoria, ho deciso di parlavi di questa serie e di invitarvi a guardarla. Il periodo di ambientazione è il dopoguerra. Quello che per la "nostra" realtà è stato un periodo florido, di ricostruzione, di abbattimento delle dittature, di creazione e rafforzamento della democrazia. In quella realtà invece, la fine della guerra non ha segnato la fine del terrore e dell'oppressione: tutto il mondo è sotto una dittatura, uno stato di polizia in cui regna il sospetto e la paura, non esistono libertà personali, vi è un attento controllo dei media e censura di ogni espressione vagamente eversiva. In quella realtà, il piano di Hitler ha trovato compimento: gli ebrei sono stati sterminati. I pochi, pochissimi, che sono riusciti a sopravvivere, vivono negli stati del Pacifico (dove sono bene o male tollerati, anche se non possono praticare liberamente il culto), oppure si nascondono nella zona neutrale. In quella realtà, esistono ancora i forni crematori, i campi di sterminio e le camere a gas: luoghi di morte in cui vengono indirizzati, ogni giorno, non solo i ribelli, ma anche tutti coloro che abbiano una qualche patologia congenita o imperfezione: infermi, malati, senza distinzione di classe sociale o di età.

Quella realtà sarebbe potuta essere la nostra. E potrebbe, ancora, sempre, diventare la nostra, a meno che non ci impegniamo, giorno dopo giorno, a ricordare, a riflettere, a tramandare di generazione in generazione ciò che è stato, perché “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.” 
- Primo Levi. 

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