La Recensione della 5ª Stagione di The Crown: dopo quattro Ori, un Argento

La Recensione della 5ª Stagione di The Crown: dopo quattro Ori, un Argento

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Dopo quattro stagioni pluripremiate, due cambi di cast e la narrazione di ere storiche e personaggi leggendari, soprattutto di uno dei cardini del Novecento, Elisabetta II, regina di Inghilterra, The Crown torna con la sua quinta attesissima stagione.

Un qualunque biografo o un qualsiasi esperto dei Windsor e di chi li circonda concorderebbe che gli anni delle vicende del nuovo capitolo - includendo il tragico incidente che coinvolse Lady Diana - sono senza dubbio tra i più delicati per la famiglia reale britannica: questi ultimi, fanno parte della recente memoria collettiva della maggior parte degli spettatori, di cui anche i nati nel nuovo millennio hanno avvertito gli echi. Per giunta, non sono i momenti di Churchill e Thatcher, avvertiti oramai come un portale sui libri di trapassata storia del dopoguerra né quelli di William, Kate, Megan e Harry le cui storie sono facilmente raggiungibili su testate come Vanity Fair o sui social media.

La bellezza e, insieme, la difficoltà nel guardare con occhio critico le serie TV basate su fatti realmente accaduti, soprattutto se i fatti accaduti sono molto noti, è quella di credere per qualche secondo che la storia finirà in un modo diverso da quello che conosciamo. Per The Crown, a fianco a questa umana e divertente illusione, si impongono la fretta e la tensione di analizzare come quegli stessi fatti siano stati fatti accadere.

Se, nel caso delle prime saghe, The Crown ha permesso a tutto il popolo televisivo di osservare da divani e poltrone, cucine e fermate di autobus, il matrimonio di Filippo e di Elisabetta o di assistere ai pianti di Margaret e alla frustrazione di Carlo con un’intimità e una vicinanza seconde solo a quelle concesse dalla realtà virtuale, nella nuova stagione di The Crown, tra gli spettatori, il cast, la macchina da presa e la storia, come un elefante in un negozio di porcellane, si palesa una parete di plexiglass estremamente visibile e marginalizzante che non concede facilmente di entrare in contatto e in empatia con lo show.

La bravura della produzione nello scegliere il cast per somiglianza, attitudine e carisma si riconferma anche stavolta tranne che per un’eccezione: la decisione di affidare il ruolo di Carlo a Dominic West che scarsa riconoscibilità con il suo predecessore a parte, parla, si muove, pensa, scruta e segue un flusso troppo diverso dalla linea che era stata tracciata fino a quel momento per il suo personaggio.

Nonostante la sovente cura dei ricchissimi dettagli, i dialoghi intensi, la fotografia superba e alcuni piccoli momenti da cornice come l’abbraccio tra Imelda Staunton e Jonathan Pryce tra le mura bruciate del Castello di Windsor, il quinto capitolo di The Crown stringe in mano la medaglia d’argento mentre osserva i suoi predecessori sul punto più alto del podio.

L’episodio meglio riuscito è senza dubbio quello monografico su Mohamed Al-Fayed, ispiratore, pregno di storia, curiosità e tenerezze.

Dopo quattro stagioni da dieci e lode, The Crown ne sforna una quinta molto bella, elegante e promettente come le precedenti.

Tuttavia, i nuovi episodi si rivelano freddi e distanti.

madforseries.it

3,5
su 5,0

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